
23 Set Alla scoperta di Varese: 4 giovani studentesse dalla Russia
C’è un filo rosso che unisce fra loro la città di Varese e quella di Astrakhan sul Volga. Ed è quello di quattro, future architette che se da un lato hanno portato la loro curiosità e le loro tradizioni di gusto neo-classico e moresco dall’altro hanno incontrato tutta l’imponenza e l’eleganza del Liberty varesino. In realtà, come ovunque accade, gli stili si mescolano, i luoghi cambiano, l’urbanistica si riorganizza, il territorio evolve.
IL TUOR VARESINO, FRA GUTTUSO E LIBERTY
Serafima Sredinskaya (21 anni), Adelina Ablyaeva (22), Tatiana Mamagulashvili (21) e Adelya Safarova (21), per un mese studieranno stampa 3D e prototipazione rapida al Faberlab di Tradate. Loro, che frequentano la Facoltà di Architettura e Design all’Università di Astrakhan, sono state le protagoniste di un tour che ha posto al centro dell’attenzione il prezioso tesoro architettonico della “Città Giardino” alla quale, nel 2018, è andato il premio di “Best Liberty City” dell’anno. Un tesoro del quale fa parte anche Renato Guttuso: si poteva forse disertare la mostra allestita a Villa Mirabello e interamene dedicata al pittore di Bagheria? No.
GIARDINI ESTENSI: «WOW, IT’S SO WONDERFUL!»
Sguardi all’insù, senza dire una parola. Perché dai Giardini Estensi al centro città, dalla Basilica di San Vittore alla Camera di Commercio, dalla Torre Civica alle testimonianze Liberty, la bellezza ha occupato tempo e spazio.
Fino a quel “Wow!” corale, quando le giovani hanno spinto gli occhi al di là dell’arco centrale di Palazzo Estense per lasciarsi incantare dal giardino italiano che le ha viste avanzare, verso la gigantesca fontana, con passo calmo e meditato.
Quasi a non voler perdere alcun attimo di quella meraviglia. Quasi a riportare alla mente quello che potranno fare al Faberlab, dove la stampante in gesso permette di realizzare copie perfette dei monumenti più famosi del mondo e di abbandonare – finalmente – i vecchi modelli in carta e cartone per approdare a progetti tridimensionali smontabili, piano per piano. E’ quello che le giovani ci avevano detto in occasione del nostro primo incontro: «Il 3D ci permette di toccare le nostre idee».
NIENTE APPUNTI, SOLO FOTO: COSI’ SI CATTURA LA LUCE
Nessun appunto, nessun blocco sul quale schizzare profili o sagome e fermare le proprie impressioni. Solo tante, innumerevoli foto. L’archivio mentale del neo-architetto è anche questo: il particolare di un campanile, di una colonna o di una facciata si fermano nel clic silenzioso dello smartphone. Dell’Italia che hanno visto fino ad oggi – Milano, Como e Bellagio le prime tappe; ora tocca a Roma e poi a Venezia (compresa l’isola di Murano, che già conoscono) – Varese è una parte importante perché Serafima, Adelina, Tatiana e Adelya sono interessate – gli studi all’Università vanno anche in questa direzione – a quanto le luci e i paesaggi sappiano valorizzare, in un gioco reciproco, gli edifici tanto antichi quando moderni. In tutto questo i parchi assumono una valenza fondamentale, tra monti e pianura.
A VILLA MIRABELLO PER GUTTUSO: LA MERAVIGLIA DEL COLORE
Anche a Varese, dunque, le mani hanno accarezzato i muri, le piante, l’acqua. Tutto contribuisce alla trasformazione del territorio, come è accaduto ad Astrakhan dove la tradizione del Cremlino e della Cattedrale della Dormizione si accosta alla Città Bianca, punto di riferimento architettonico della città russa.
Dell’Italia, e di Varese, alle quattro giovani piace questa commistione di stili. Così come lo è la pittura. Renato Guttuso è artista che si apprezza lentamente. Lo shock c’è stato: di fronte ai colori accesi, alle pennellate sicure e all’eccitazione del tratto i telefonini hanno trovato pace, nelle borse o nelle tasche, solo dopo un lungo esercizio di inquadrature. Certo c’è chi, fra le quattro – ed è Serafima – preferisce al neo-realismo l’avanguardia, la pop-art americana, l’Impressionismo e il Fauvismo, ma Guttuso lascia qualcosa che non si dimentica: la luce negli occhi.
Così come si ricorderà Villa Mirabello immersa nei tardi colori dell’estate, Piazza della Motta, Piazza Monte Grappa. E il Museo del Risorgimento: con il quadro che ritrae Giuseppe Garibaldi a Sesto Calende (del dipinto si guarda il condottiero, ma le quattro fanno scivolare velocemente lo sguardo verso quelle case del 1859…) e le uniformi garibaldine che, seppur estranee all’architettura e al design, hanno detto la loro.
LET’S GO SHOPPING
Infine, Corso Matteotti: il “salotto di Varese”. Qualche “vasca”, tante vetrine, lo scintillio delle luci: il messaggio è chiaro. Dopo tanto camminare con la testa nelle misure e nelle proporzioni degli edifici, un poco di tempo libero è più che meritato e i negozi sono pronti all’invasione russa: «Let’s go shopping».