
21 Lug "Avanti Artigiani" il futuro è vostro.
I volti degli artigiani, giovani e non. I prodotti realizzati con tecniche antiche e con quelle digitali più innovative. I racconti delle persone, con i pezzi di vita, di famiglia, di imprese che crescono. La passione, l’amore per il lavoro, la commozione, l’orgoglio e la rabbia quotidiana.
Questi i temi del film documentario “Avanti Artigiani”, proiettato al Faberlab la sera del 16 luglio. Il film dedicato al mondo dell’artigianato, è stato realizzato dalla Fondazione Bassetti e curato dal Centro Sperimentale di cinematografia della Lombardia.
Per la cura di Manolo De Giorgi e Andrea Kerbaker, con la regia di Teresa Sala, il film ha preso le mosse da un concorso indetto dai promotori per selezionare le ventidue imprese artigiane, tra Milano e la Brianza, rappresentate nella pellicola. Storie diverse, i cui fili si intrecciano nelle parole di un artigiano: «Questo lavoro non mi piace. Questo lavoro lo amo». Una passione che si legge nella carrellata di volti che chiude la pellicola, sorridenti o a volte stanchi, ma non rassegnati di fronte a difficoltà che non frenano il desiderio di declinare al futuro (anche nel passaggio di consegne ai più giovani) il saper fare di generazioni.
Avanti Artigiani è una descrizione del legame produttivo e valoriale tra Milano e Brianza, , a conferma del motto – che emerge da un fotogramma del film – secondo cui chi lavora con la testa è un intellettuale, chi lavora con le mani è un operaio, ma chi coinvolge testa, mani e cuore è un artigiano.
Il mondo sta cambiando, la tecnologia ci dota di strumenti nuovi (c’è chi stampa in 3D nelle botteghe, si finanzia col crowdfunding e raggiunge mercati lontani col web) ma la vita e la storia ripropongono valori, esperienze e tradizioni. Allora l’artigiano, più che mai, è chiamato ad esercitare responsabilmente l’innovazione, nel proprium della sua vocazione: consapevole cioè che, tra disegno e prodotto, c’è l’uomo; e che non bastano i buoni princìpi per camminare, ma serve scegliere la direzione, con intuito storico e con l’aiuto – come è avvenuto per realizzare questo film – del mondo associativo, del credito, di scuole e istituzioni capaci a loro volta di aggiornamento.
Avanti Artigiani dunque: nuove tecnologie, immersione nella rete, ma anche responsabilità per non sbagliare strada, memori di quella «alleanza della pratica e delle teorie» cara a Carlo Cattaneo, secondo il quale l’intelligenza del fare era il primo fattore di incivilimento. È il rapporto tra mano e mente a garantire che il progetto incorpori non solo la razionalità massima della tecnologia, ma i valori massimi del cuore.
Il film inizia dunque con una dichiarazione d’amore per un mestiere e un mondo, troppo spesso trascurato dalla storiografia del Paese che, come ha spiegato Giovanni Lanzone della Fondazione Bassetti, «ha sognato un grande sviluppo industriale» per svegliarsi invece impoverito e stanco. «Non ci sono più i grandi gruppi industriali – dice Lanzone che ha presentato al pubblico il film -. I sopravvissuti si contano sulle dita di una mano e, a parte la Fiat e pochi altri, sono tutti legati all’alimentare. Quello che vediamo in “Avanti Artigiani” è invece una piccola parte della vera spina dorsale del sistema italiano. Quattro milioni e mezzo d’imprese che producono, innovano, faticano e rappresentano un’unicità che eccelle nel mondo».
«Stiamo vivendo una straordinaria fase di cambiamento – continua Lanzone – a cui dobbiamo essere pronti. Dobbiamo però chiederci perché i nostri figli vogliono andare a lavorare in banca? Forse perché per tanti anni abbiamo favorito il ragionamento con la mente piuttosto di quello con le mani. Oggi è venuto il momento di fare un rovesciamento. La bellezza che emerge da questo film è proprio questa. Noi facciamo questo lavoro da 700 anni, siamo questa cosa qui. In passato siamo stati, o ci siamo illusi di essere, un paese industriale. Oggi dobbiamo prendere un nuovo abbrivio. Il sistema delle piccole e medie aziende è il cuore di un Paese che deve tornare a battere».