Blockchain, la tecnologia del “registro elettronico” che fa bene al Made in Italy

Blockchain, la tecnologia del “registro elettronico” che fa bene al Made in Italy

Il prossimo 19 settembre  vi condurremo alla scoperta della blockchain in occasione del seminario tecnico “La blockchain per le imprese. Come prepararsi alla nuova Internet del Valore”, in programma nella sede di viale Europa 4/A (Tradate) dalle 18 alle 20.30.

Un viaggio in una delle più grandi rivoluzioni del nostro tempo condotto in collaborazione il giornalista ed esperto Mauro Bellini, autore del volume “La blockchain delle imprese. Come prepararsi alla nuova Internet del Valore”.

Immaginiamo che sia possibile, per chiunque e in qualsiasi momento, collegarsi alle diverse fasi di produzione e distribuzione di un prodotto, verificando parametri quali la conformità, la qualità, il costo, e lo stato della compravendita.

Immaginiamo che i soggetti coinvolti in una transazione possano vedere la reciproca disponibilità economica, senza l’intermediazione di una banca, in totale trasparenza, e con la rapidità di un clic. Non è fantascienza, ma un orizzonte già in parte possibile con le tecnologie blockchain, nome con cui si indicano i “registri elettronici distribuiti, accessibili in rete a tutti”. «I sistemi blockchain, fino a oggi, sono stati usati principalmente per Bitcoin e altre criptovalute, ma le applicazioni possono essere molteplici e interessano anche le Pmi» spiega Valeria Portale, ingegnere responsabile dell’Osservatorio Blockchain del Politecnico di Milano.

L’osservatorio del Politecnico sta studiando lo sviluppo dei blockchain in diversi settori. Nel trasporto merci, per esempio, ogni movimento dei container viene registrato in tempo reale su una “piattaforma blockchain”, mostrando l’avanzamento, errori o incidenti. Nel settore dei beni di lusso, un registro decentralizzato che fornisce informazioni sulla filiera di produzione mette gli acquirenti al riparo di truffe e falsificazioni. Idem nell’agroalimentare, dove, semplicemente inquadrando il QR Code, è possibile recuperare le informazioni su un alimento tracciato su blockchain e capire se è davvero “made in Italy”. «Per il manifatturiero – continua Portale – siamo all’inizio dello sviluppo della tecnologia. Non esistono ancora soluzioni che permettano a diversi attori di avere accesso per gestire gli interventi sugli impianti».

L’INFORMAZIONE CERTIFICA LA QUALITA’

I vantaggi delle blockchain sono notevoli: «La disponibilità di maggiori informazioni sui prodotti ne certifica la qualità – continua Portale – Tracciare la filiera consente di individuare e risolvere subito eventuali errori, riducendo i danni economici».

Tutto questo è possibile a fronte di un investimento organizzativo: «Le tecnologie blockchain possono essere implementate solo se si trova un accordo tra tutti gli anelli della filiera. Mettere in rete le informazioni sui prodotti spaventa le aziende forti, di contro apre alle piccole aziende possibilità di concorrenza. In Italia siamo all’inizio, ma abbiamo molti sviluppatori che stanno lavorando su questi fronti. Dovrà comunque trascorrere ancora qualche lustro prima di vedere applicazioni implementate su larga scala».

Ibm, azienda statunitense tra le migliori al mondo nel settore informatico, è all’avanguardia per l’implementazione dei sistemi blockchain. «Gli ambiti di applicazione possono coinvolgere tutti quegli ecosistemi di attori che lavorano all’interno di una filiera. Più questa è complessa, geograficamente distribuita e di difficile gestione, e più può essere opportuno adottare blockchain – spiega Carlo Ferrarini, responsabile blockchain per Ibm – Pensiamo ai produttori di componenti, in primis elettronica e automotive: abbiamo iniziato a collaborare con Bosh già nel 2016. Nel lusso abbiamo collaborato con Everledger per la certificazione dei diamanti. E poi in ambito chimico e farmaceutico. La maggior parte degli scenari di adozione concreta sono nell’ambito di collaborazione business-to-business».

USARLA PORTA A GRANDE VISIBILITÀ
«Gli sforzi del mercato in questo momento puntano a rendere la filiera più snella e trasparente per combattere la contraffazione e proteggere il “Made in”. Nel 2017 abbiamo studiato il potenziale di una soluzione per la tracciatura dei componenti automotive in collaborazione con la Scuola Sant’Anna di Pisa e altre aziende. Il livello di contraffazione in quel settore, così come in altri già citati, è del 10%, molto alto. Ma si può andare ben oltre la lotta alla contraffazione, concentrandosi su ecosistemi nuovi o più ampi».

 

«È importante fare un’analisi caso per caso dello scenario in cui ci collochiamo – continua Ferrarini – Gartner stima il valore aggiunto portato da blockchain in $176 billion al 2025. Un anno fa il termine blockchain era poco conosciuto dai non addetti ai lavori, mentre oggi aver utilizzato questa tecnologia fa notizia e porta a grande visibilità. Come per tutte le innovazioni, essere tra i primi ad adottare una nuova tecnologia porta vantaggi notevoli sul piano competitivo. Il fattore principale di sviluppo sta nella capacità di far leva su un ecosistema, un consorzio in cui blockchain è un abilitatore tecnologico che, se adottato correttamente, accende un circolo virtuoso in cui più l’ecosistema cresce, più si trae beneficio nel far parte della rete».

«Ci sono vari temi da indirizzare, dalla rivisitazione dei processi esistenti alle tematiche di data privacy ad altri aspetti legali. Come dicevamo è un tema di reinvenzione dei processi e dell’ecosistema, non si tratta solo di tecnologia – conclude Ferrarini – Ibm ha adottato un approccio “agile”, che permetta di realizzare rapidamente dei prototipi e di toccare con mano le potenzialità di blockchain».