
12 Giu In Cattolica si parla di Sharing Economy con Faberlab
Esiste una via italiana alla sharing economy? Quali le specificità delle pratiche italiane rispetto all’esperienza internazionale? Queste le domande a cui il convegno “Share.it. Le pratiche italiane dell’economia collaborativa a confronto con Juliet Schor”. ha voluto rispondere con il convegno del 11 giugno all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. 7 interventi sulle attività italiane dell’economia collaborativa, moderati da Ivana Pais dell’Università Cattolica e poi commentati da Juliet Schor, professoressa di sociologia al Boston college tra le più attente studiose della sharing economy a livello internazionale.
Dalla “Milano Sharing City” presentata dall’assessore meneghina Cristina Tajani alle monete complementari con Carlo Mancosu, dal coworking rurale con Mariella Stella al crowdfunding presentato da Angelo Rindone, dagli artigiani digitali raccontati dal nostri Mauro Colombo, direttore di Confartigianato Imprese Varese e Umberto Rega, responsabile Area Formazione, all’idea di fare rete con Marta Mainieri. E’ stata un’occasione per raccontare l’esperienza di Faberlab, il laboratorio di fabbricazione digitale di Tradate in cui si possono condividere esperienze formative e strumenti pratici come le stampanti 3D.
Un modello di sharing economy che, come annunciato nel recente convegno sul digital manufacturing organizzato nella sede del Sole 24 Ore, punta a fare un ulteriore salto di qualità, sviluppandosi come “hub” che metta insieme diversi attori per dare valore all’ecosistema e che permetta le imprese di focalizzarsi sul core business artigiano della creazione e progettazione, lasciando almeno in parte alla condivisione la parte di produzione digitale. Per Faberlab l’ennesima occasione di mostrarsi al pubblico nazionale, segno di una consacrazione ormai al di là di ogni dubbio. “Le associazioni datoriali sono state antesignane
dell’economia collaborativa: gli imprenditori avevano la voglia di mettersi in comune per risolvere problemi e generare opportunità gli uni per gli altri”. Mauro Colombo ha ribadito perché ancora oggi le associazioni possono essere un modello di sharing economy. Confartigianato Varese, in particolare, interrogandosi su come stanno impattando le tecnologie sulle imprese e la loro sostenibilità e sopravvivenza, ha deciso di scendere dal piedistallo che in questi anni ha caratterizzato il mondo della rappresentanza, ed è andata sul territorio a confrontarsi con le nuove realtà. La risposta è stata la creazione di Faberlab, un’officina digitale, nata per rispondere alla accresciuta velocità di condivisione che pervade non solo il mondo produttivo ma la società nel suo insieme. Non è più tempo di stare sul fiume ad aspettare, ma è tempo di confrontarsi e mettersi in gioco. “Ci siamo resi conto che cambiano i target a cui ci rivolgiamo non più solo le aziende ma cittadini, scuole, studenti, makers, nuovi artigiani digitali. L’innovazione da top/down è tornata ad essere condivisa; e con la velocità sempre più crescente dei fenomeni di autoproduzione è stato naturale che Confartigianato si mettesse in gioco. In fondo rappresentiamo quegli artigiani che da sempre caratterizzano la vita economica e culturale dell’Italia”.
“Oggi Faberlab condivide con il territorio (Varese, Mantova, Lodi) uno spazio, una piattaforma fisica dove sperimentare le diverse dimensioni delle tecnologie digitali, ampliare le proprie conoscenze, condividere le proprie esperienze; un’officina dove le tecnologie digitali sono accessibili a tutti. Nell’ascolto di questi fenomeni e stando in mezzo al territorio, abbiamo riconosciuto le tecnologie digitali come fattore di sviluppo per le micro e piccole imprese. Attraverso la diffusione con formazione, esperienze ed incontri di questo nostro convincimento, abbiamo naturalmente incrociato le scuole e con esse abbiamo creato Faberschool. Un’iniziativa condivisa di formazione e dotazione di macchinari con sette scuole della provincia di Varese: dal Cfp grafico e agricolo agli Itis, dai licei scientifici agli Istituti professionali. Faberschool vuole essere un ponte scuola-lavoro non solo per gli istituti tecnici, ma per le realtà scolastiche in cui stiamo formando gli artigiani, gli imprenditori e i lavoratori di domani. FaberLab è diventato così un hub “aperto” per connettere giovani e imprenditori; idee e pratiche; sperimentazioni e nuove imprese. Ma come tutte le dimensioni e le esperienze dell’economia collaborativa, anche FaberLab terminerà e si evolverà. “Quando il manifatturiero avrà fatta sua l’innovazione digitale FaberLab avrà finito il suo compito”, parola di Mauro Colombo.
Un resoconto su Linkiesta