
27 Mar L’@App(etito) di tecnologia vien mangiando
…E il Faberlab piace all’Europa
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Buon @App(etito). Quando si parla di Italia il buon cibo, la cultura enogastronomica, la dieta mediterranea entrano di diritto anche negli algoritmi alla base delle app e delle tecnologie di nuova generazione. Da qui parte il lavoro dei ragazzi del Liceo “Marie Curie” di Tradate riuniti, venerdì 11 marzo al Faberlab, con alcuni coetanei di Spagna, Portogallo, Grecia, Ungheria e Turchia per il progetto Erasmus plus. E per realizzare, all’interno del progetto europeo di gemellaggio elettronico (della durata di due anni e coordinato dalla Grecia), proprio alcune applicazioni che rendano la vita più semplice e godibile.
Gli italiani, sulla scia di Expo, hanno scelto di realizzare una @App dedicata al settore dell’alimentazione: RunEat. In sintesi, se fai moto devi anche reintegrare le risorse perse: ma come? Le quattro funzionalità dell’applicazione guidano in una gestione ponderata del proprio corpo: dal calcolo del metabolismo basale al pedometro, dagli esercizi più opportuni per tenersi in forma (e con i quali bruciare il maggior numero di calorie) alle ricette più salutari che arrivano da tanti Paesi diversi. La @App RunEat è in linea con i principi di un’economia sempre in movimento. E, soprattutto, da condividere.
A spiegarlo è Sara Carnelli, insegnante di spagnolo al Curie e coordinatrice italiana di Erasmus plus: «In questo progetto è la disseminazione ad assumere un ruolo chiave. E’ per questo che la nostra app sarà presentata ad alcune scuole elementari e medie del territorio per sensibilizzare gli studenti ad una dieta equilibrata. Ma intendiamo andare oltre e prendere contatto con ospedali, case di riposo, cliniche e qualsiasi ente dove la salute (il suo mantenimento e il suo recupero) è al centro dell’attenzione. Tutto questo lo faremo con i nostri ragazzi in alternanza scuola-lavoro».
Negli altri Paesi che fanno parte di Erasmus plus, le cose non sempre vanno così perché, sottolinea la coordinatrice, «si muovono solo se ci sono dipartimenti appositamente dedicati alle nuove tecnologie: in Portogallo, per esempio, il professore Antonio Trigo è un ingegnere e ha dato il via al Club della Robotica».
Club sul quale, per altro, stanno lavorando anche gli ungheresi. La Grecia, invece, è avanti. Meglio: parlando con il professore che accompagna i ragazzi del progetto, Juan Gabriel, si capisce quanto ci sia ancora da fare ma quanto, nello stesso tempo, le tecnologie «da sole non bastano. Quello che dobbiamo trasmettere ai ragazzi è un nuovo modo di pensare – dice Gabriel – e strumenti nuovi per affrontare problemi vecchi e nuovi». Nel frattempo, però, proprio a Trikala gli studenti hanno sviluppato e sperimentato per primi l’auto elettrica che si guida da sola, mentre in Turchia il professore di matematica tiene diciotto ore alla settimana di informatica e web design.
Il bello di questi progetti europei è che il confronto ti fa migliorare anche umanamente. La professoressa Carnelli ne è convinta, anche perché «i ragazzi italiani accolgono quelli stranieri in famiglia e tutti si devono adeguare rapidamente a stili di vita diversi». Magari anche davanti a un buon piatto di pasta all’italiana.