I numeri fanno tornare i conti nelle aziende: imprese, fidatevi della matematica

I numeri fanno tornare i conti nelle aziende: imprese, fidatevi della matematica

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Piccole imprese e matematica, contrariamente a quanto si possa pensare, vanno d’accordo. L’importate è capire di quale matematica si stia parlando, perché non tutti i numeri sono uguali e non tutti hanno gli stessi fini. Angelo Guerraggio insegna matematica alla Facoltà di Economia dell’Università dell’Insubria, alla Bocconi di Milano, è coordinatore del Centro P.RI.ST.EM. e i suoi interessi si concentrano soprattutto sulla programmazione non lineare e la storia della matematica. E’ convinto, normale che lo sia, che un matematico in azienda possa servire. D’altronde tra le tante teorie tradotte in realtà – nelle grandi imprese della Silicon Valley, e soprattutto in quelle più innovative, ora si applica la “filosofia pratica” – questa risulta una fra le più interessanti.
La matematica cambia le sue prospettive e quelle degli altri?
Direi proprio di sì perché sta nella realtà delle cose. Se penso a un’impresa penso al bilancio: il tasto che schiaccio sul Pc avvia un programma, e alla base di quel programma ci sta la matematica. E’ per questo che, soprattutto oggi, i numeri sono fondamentali dal punto di vista amministrativo e gestionale (qui si usa la matematica algebrica) ma anche per elaborare un business plan o una proiezione futura dell’attività aziendale. Poi più un’impresa cresce in dimensioni e più servirà una matematica più complessa.
Matematica e innovazione vanno di pari passo?
Quando i calcoli entrano nei processi produttivi nascono le grandi innovazioni. I ricavi maggiori, poi, stanno nei prodotti di nuova generazione e questi si sviluppano con una tecnologia nuova che si genera da modelli matematici. Per esempio i prodotti salva-vita (la macchina che monitora in tempo continuo il battito cardiaco o la misurazione del glucosio nel sangue senza usare l’aghetto) nascono dall’applicazione di calcoli matematici. Ovvio che all’alzarsi delle esigenze dell’imprenditore cambia anche la matematica da utilizzare con centri di ricerca dove matematici e fisici lavorano insieme.
Penso ai vantaggi che un’impresa potrebbe avere dall’utilizzo della matematica finanziaria nel rapporto con gli istituti di credito: il finanziamento sarebbe più facile?
Quello non dipende solo dalla matematica, ma tre sono le riflessioni: la matematica serve per fare meglio i conti e presentarli alla banca con un ordine maggiore, serve per fare simulazioni sull’attività futura e in ultimo per il rapporto con il bancario. Un piccolo imprenditore, se si presenta con una strumentazione analitica (che possiede lui o possiedono altri), fa una buona impressione nei confronti della banca e le due parti iniziano a parlare lo stesso linguaggio.
Ai piccoli imprenditori si riconosce sempre una grande concretezza. Alla matematica, invece, si associa spesso un pensiero astratto…
Questa barriera si supera, prima di tutto, con una diversa educazione scolastica. In Italia siamo ancora troppo umanistici e la matematica è sempre associata ad un’idea di rigore e precisione ma non ad un linguaggio capace di risolvere molti problemi. Inoltre alcuni pensano che più uno è astratto e più è bravo: non è così. Per fare il bilancio dell’azienda mi servono il “più”, il “per” e qualche divisione. Se devo guardare al futuro mi serve una matematica più astratta, funzione della complessità del problema che devo risolvere. Per fare cose concrete, nel presente, ci vuole una matematica concreta. Per fare cose che non si vedono e non si toccano – come è il futuro – ci vuole una matematica più raffinata.
La matematica si può considerare come un investimento per il futuro dell’impresa?
Mi piace questa parola: investimento. La matematica costa in termini di fatica e impegno e, se devo collaborare con un centro studi o altri che mi aiutano in calcoli complessi, anche in termini economici. Però è un investimento redditizio. Pensiamo anche ai costi dell’elettricità dopo la liberalizzazione del mercato: qui sono i calcoli che risolvono la situazione. La matematica, però, è solo l’inizio di un percorso virtuoso: poi tocca all’ingegnere e all’informatico sviluppare quei modelli che possono portare ai prodotti in linea con le esigenze del cliente.

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