Il manifatturiero punta su macchine, software e competenze: lo studio di Confartgianato Imprese

Il manifatturiero punta su macchine, software e competenze: lo studio di Confartgianato Imprese

E’ ormai consolidato il fatto che la digitalizzazione, portatrice di forti cambiamenti, non fa più paura: anche alle micro e piccole imprese.

Non è un caso che questa scelta, nell’arco di otto anni (dal 2000 al 2018), abbia portato ad un aumento della produttività nel settore manifatturiero: preso l’indice di base a 100 per ora lavorata, le aziende italiane arrivano ad un 119,4.

Lo dicono i dati diffusi dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese, che prendono il via da una riflessione: le piccole imprese, dal primo trimestre 2007 al quarto del 2018, hanno investito 36,6 miliardi di euro, pari al 2,2% del Pil italiano.

Una piccola rincorsa che, guardando al tasso di investimento, colloca le nostre aziende su un 21,7% del valore aggiunto contro il 20,2% della Germania e il 23,4% dell’eurozona.

Nonostante lo sforzo, però, il gap con l’Europa non si riduce: gli investimenti del nostro Paese, dal 1995 al 2018, si bloccano su un -3,5% del Pil contro un -1,5% della Ue.

IL MANIFATTURIERO PUNTA SU MACCHINE, SOFTWARE E COMPETENZE

Eppure, la strada è più che aperta e la spesa in innovazione sta conquistando sempre più anche i Piccoli: nel 2016, il 44,2% ha acquistato macchinari e software; lo ha fatto solo il 33,1% delle imprese medie e il 17% di quelle grandi.

I fattori che danno impulso alla digitalizzazione, nel 2018 e nelle realtà con più di dieci addetti, sono quattro:

  • il 50,1% delle imprese manifatturiere ha utilizzato le agevolazioni e gli incentivi fiscali e i finanziamenti messi a disposizione dai governi
  • il 26,9% ha sviluppato nuove competenze digitali nei loro collaboratori
  • il 18,8% ha dato il via a strategie di digitalizzazione dell’impresa
  • l’11,9% ha assunto collaboratori dotati di nuove competenze digitali

Iper e super ammortamento hanno dettato il passo: li ha utilizzati il 13% delle imprese dai 10 ai 49 addetti e il 32,8% delle realtà con più di 50 addetti.

Anche la Nuova Sabatini ha registrato buone performance con il 4,6% delle Mpi e il 23% in quelle più grosse.

ROBOT E STAMPA 3D

Le aziende, però, non mancano di esplorare un panel più ampio di strumenti messi a disposizione da Impresa 4.0.

Così i dati di Confartigianato Imprese rivelano che i big data sono analizzati dal 5,8% delle piccole imprese e il 16% di queste utilizza anche i robot.

Da sottolineare che nel settore della costruzione degli androidi industriali lavorano più di 10mila addetti: nel 2018, il loro apporto all’export è stato di 348 milioni di euro.

All’appello non mancano, ovviamente, le stampanti 3D utilizzate dal 7% delle piccole imprese manifatturiere.

LE IMPRESE DIGITALI

Le imprese digitali rappresentano un cluster di grande importanza nella fornitura di servizi nell’ambito dell’Ict e dell’e-commerce. A fine 2018 si contano in Italia 127.302 imprese operanti nei settori dei servizi internet, realizzazione di portali web, produzione software e commercio elettronico, di cui 10.626 sono artigiane, pari all’8,3% delle imprese digitali.

Entrando nel dettaglio, il 52,7% delle imprese digitali artigiane si occupa di produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (5.597) ed un ulteriore 46,0% elabora dati, fa attività di hosting ed attività connesse e si occupa di portali web (4.885).

In questi due comparti è inoltre più elevato il peso dell’artigianato sul totale delle imprese digitali: a fronte di una quota media dell’8,3% si sale, infatti, all’11,1% nella produzione di software, consulenza informatica e attività connesse e al 10,3% nella elaborazione dei dati, hosting e attività connesse e portali web.

Da sottolineare, infine, che le imprese digitali artigiane aumentano dell’1,4% in controtendenza rispetto al -1,3% dell’artigianato totale.

E nell’ultimo triennio il trend ha registrato aumenti importanti nelle principali regioni: la Lombardia ha segnato un +8%.

L’E-COMMERCE: SI MIGLIORA, MA L’EUROPA E’ ANCORA LONTANA

In Italia, nel 2018 il 9% delle imprese da 10 a quarantanove addetti vende online: il gap sofferto con l’Europa è di 6 punti percentuali.

Il 67,55% delle piccole vende online attraverso piattaforme di e-commerce di terzi (marketplace).

A frenare le aziende in questa tipologia di vendita è, soprattutto, la difficoltà che si incontra nella soluzione dei reclami e delle controversie.

Gli altri ostacoli accomunano le imprese italiane a quelle europee: elevati costi di consegna e restituzione dei prodotti, mancanza di conoscenza della lingua straniera, restrizioni da parte dei partners commerciali.

Nel superare un problema, l’Italia fa meglio della Ue: quello di adattare l’etichettatura del prodotto per l’e-commerce.

Nella vendita online non aiuta la connessione, debole, delle nostre aziende alla banda ultralarga nei Paesi europei: l’Italia, con il 26,7%, è penultima in Europa (ultima, la Grecia). Il gap con l’Europa è di 13,5 punti percentuali.