Innovare non è (solo) tecnologia: ma sfruttare appieno le potenzialità

Innovare non è (solo) tecnologia: ma sfruttare appieno le potenzialità

Sbagliato farsi guidare dalle novità. La vera rivoluzione la fa chi sarà mettere le novità al servizio dei bisogni: e non ci sono dubbi se qualcuno ce la può fare, quelle sono le Pmi.

La tecnologia, si sa, corre, scappa. È come una creatura affascinante e veloce, difficile da acchiappare. Siamo abituati a pensare che la vedremo sempre di spalle, mentre la rincorriamo con il fiato grosso. Uno smartphone dopo qualche mese è già vecchio. Per non parlare di pc e sistemi operativi, che si succedono l’un l’altro in un ciclo senza fine.
Parlando del settore produttivo manifatturiero, robotica e automazione sono ormai all’ordine del giorno. Rimanere nel presente, o anticipare ciò che sarà, è imperativo, una battaglia da combattere e da vincere. In questo le imprese non devono però avere paura.
L’innovazione, nelle Pmi, la fanno le Pmi stesse, che hanno le competenze e la visione giuste per vivere nel futuro.
«L’evoluzione tecnologica, nelle Pmi, la costruiscono coloro che la utilizzano, coloro che quella tecnologia la usano tutti i giorni». A parlare è Federico Vicentini, ricercatore Itia (Institute of Industrial Technologies and Automation) del Cnr.
«Molto spesso il fornitore di tecnologia non va neanche a cercare il cliente, ma viene contattato. L’utilizzatore finale si fa egli stesso promotore».
Conosco questo robot, ho questa esigenza, ho sentito che si può fare così. L’imprenditore, o il tecnico specializzato, si rivolgono direttamente a chi la tecnologia la produce, proponendo soluzioni alternative ai propri problemi e dando una spinta all’innovazione.
 
VINCERE LE RESISTENZE AL CAMBIAMENTO
«Il vero problema – continua Vicentini – non è tanto acquisire tecnologia, perché i costi si sono abbassati. Il problema è come espanderne l’uso. Il primo passo, l’inserimento della robotica nell’azienda, è semplice. Più complicato è quello successivo: usarla bene e automatizzare ciò che non è scontato automatizzare».
Utilizzare gli strumenti per fare qualcosa che nessuno aveva ancora pensato.
«È l’imprenditore o il tecnico che deve farsi venire in mente come alcuni processi, che sono ancora largamente manuali, potrebbero essere fatti da robot, soprattutto se usati in modo collaborativo”.

 
Detta così sembra facile, ma sarebbe ipocrita sostenere che la robotizzazione intelligente di un’azienda sia una passeggiata. Le resistenze (ad abbracciare una nuova tecnologia, agli investimenti) ci sono sempre. E qui Vicentini sottolinea più volte come sia importante fare il primo passo.
«La realizzazione pratica può essere graduale. Per esempio partendo da un robot molto semplice, che fa lo scarico macchine e quindi sposta solamente degli oggetti da una parte all’altra. In poco se ne aggiungeranno altri e inizieranno a svolgere mansioni più complesse».
Bisogna farlo in modo semplice, che non cambi troppo la struttura produttiva, i tempi di lavorazione e le modalità in cui le persone si muovono all’interno dell’officina.
«Il primo passetto è di soppiatto, morbido, veloce, perché c’è sempre resistenza al cambiamento».

LA FANTASIA AUMENTA L’EFFICACIA
Vicentini sostiene che la tecnologia deve essere nascosta, trasparente, sennò viene rigettata. «Noi non ci preoccupiamo di cosa c’è dentro il nostro telefono quando fa un riconoscimento facciale, o mi dice prendi un’altra strada perché su quella c’è traffico». Nonostante ciò abbiamo imparato a usare tranquillamente lo smartphone e ci affidiamo senza esitazioni al gps.
Anzi, in qualche caso non riusciamo più neanche a farne a meno. «Quando uno è abituato ad avere sul banco solo un cacciavite e adesso ha un robot, inizia a diventargli familiare, tenta di scoprirne nuovi utilizzi e nel farlo si diverte pure». Poi diventa una questione di competenza e creatività. «Messo il primo piede ti deve venire la fantasia di trovare dove la tecnologia diventa più efficace».
In questo la formazione ha ruolo importantissimo. L’imprenditore, il capo tecnico, chiunque può prendere decisioni in azienda deve sapere quali opportunità le tecnologie mettono a disposizione.
«Attenzione – mette in guardia Vicentini – a non concentrarsi sempre solo sui ragazzi, perché poi in azienda ci sono anche i cinquantenni, che sulle macchine ci lavorano da trent’anni e continueranno a lavorarci per molto ancora».
Come evidente negli esempi applicativi della robotica collaborativa, le applicazioni sono destinate ad agevolare l’operatore, cambiandone il modo di lavorare. Parimenti, vanno studiate ed eseguite le funzioni di sicurezza necessarie a garantire tutti questi vantaggi, senza impiegare soluzioni preconcette. Nella pratica, questo significa analizzare compiutamente le applicazioni in ogni fase del ciclo di lavoro e nei dettagli dell’ambiente di lavoro allo scopo di stimare e ridurre il rischio