La vera rivoluzione parte dalle idee: le opportunità della stampa 3d

La vera rivoluzione parte dalle idee: le opportunità della stampa 3d

La diffusione della stampa 3D offre nuove opportunità ai designer, senza necessariamente dover accantonare gli strumenti abituali. Per ottenere il meglio, serve rivedere completamente il processo creativo

L’accessibilità diffusa alla stampa 3D generata dalla scadenza di alcuni brevetti ha indubbiamente contribuito nel portare al centro dell’attenzione un tema in precedenza riservato a pochi addetti ai lavori. La vera rivoluzione però, quella capace di lasciare traccia nella vita quotidiana e in particolare nei processi produttivi, è ancora tutta da costruire.

«L’aspetto importante da cogliere è il cambiamento di livello per quanto riguarda estetica, funzionalità e qualità dei prodotti.spiega Davide Ferrulli, country lead 3D printing business di HP – Materiali sempre più performanti e affidabili, consentono in particolare di pensare già in un’ottica di produzione completamente nuova».

Esattamente questo è uno dei punti chiave per poter parlare di stampa 3D in modo costruttivo. Giustificare cioè, tempo e investimenti dedicati sia nell’acquistare la tecnologia sia nel saperla gestire. In realtà, anche in Italia c’è già chi segue questa linea già da una decina di anni; casi limitati tuttavia, dove personalizzazione e alcuni requisiti di affidabilità sono unici, utili però a trovare ispirazione per un passaggio fondamentale.

Un percorso nuovo

Un nuovo sistema di produzione significa anche e soprattutto adattare l’intero percorso a monte. Sin dalla concezione infatti, un componente destinato alla manifattura additiva deve essere pensato rispettandone le caratteristiche. Più o meno come si è fatto per anni nell’utilizzo di stampi e processi a iniezione.

«Sono tre i fattori sui quali oggi bisogna riflettere: – prosegue Ferrulli – velocità, prestazioni e costi non sono certo paragonabili ai sistemi tradizionali. Quindi, i benefici vanno ricercati altrove».

Proprio da queste considerazioni è già partito il cambiamento nel modo di progettare un componente. I primi risultati, non si sono fatti attendere. «La stampa 3D ha decisamente meno limiti costruttivi. Di conseguenza, maggiore libertà nell’ottimizzare le forme, minor numero di elementi da combinare e possibilità di disegnare linee più complesse».

Punti fermi dai quali partire per risolvere invece i limiti intrinseci della tecnologia. Anche se oggi HP può schierarsi tra chi ha offerto un contributo importante nell’aumentare velocità e flessibilità nelle stampanti 3D, un confronto appare ancora improponibile. Tuttavia, la spinta sulla ricerca dei materiali è stata di quelle importanti. Anche in questo caso però, parlare di traguardi è prematuro.

Su uno dei più attesi in particolare, il metallo, la strada è ancora lunga. Velocità e costi restano al momento limiti insormontabili per un mercato di massa. Resta però una scelta già praticabile per applicazioni di nicchia, a partire dal medicale, per arrivare al settore storico dell’aerospaziale. L’industria invece, la considera un’opzione per situazioni molto specifiche.

«La vera esplosione si è già manifestata invece nella plastica. – riprende Ferrulli – Qua infatti non si parla solo di sostituire qualcosa di esistente, quanto invece di cambiare completamente un processo industriale. In tante situazioni dove si continuava a usare l’alluminio perché si era sempre fatto così, oggi si prende in considerazione l’alternativa, con un ventaglio di possibilità più ampio, e quindi maggiore libertà di progettazione».

Per esempio, dove tanti oggetti come un telecomando sono progettati in due pezzi per essere realizzati a iniezione attraverso uno stampo, la stampa 3D permette di disegnare il tutto in un unico pezzo. Quindi, meno tempo e costi di assemblaggio, ma anche maggiore solidità e tanta libertà nel gestire spazi e ingombri.

Non esitare sulla formazione

Aspetto interessante, il mercato si sta dimostrando attento. «Tanti nostri clienti chiedono sempre più formazione per i propri progettisti. – rivela Ferrulli – Siamo di fronte a un metodo di progettazione molto più libero, dove chi è cresciuto con i sistemi tradizionali rischia quasi di trovarsi disorientato. Un po’ come ritrovarsi improvvisamente a guidare su una strada a più corsie dove non ci sono linee da seguire».

Ancora meglio, con il tempo sono gli stessi progettisti a manifestare l’esigenza di una nuova fase di formazione. La prospettiva di sfruttare strumenti rivoluzionari riesce quindi a vincere la convinzione di non avere più molto da imparare.

In genere, serve solo un breve periodo per la presa di coscienza. Nello scenario ideale, effettuato l’investimento in genere si prova ad applicare alla stampa 3D i metodi appresi tempo prima. Non appena si intuiscono le vere potenzialità, il desiderio di formazione sorge spontaneo. Il timore si trasforma così in stimolo.

Opportunità concrete

I risultati non tardano ad arrivare. Aspetto importante: non si parla solo di produzioni limitate o personalizzazione, aspetti ormai consolidati. «Riprogettando un gruppo di componenti di un macchinario per imballaggio, l’additive manufacturing ha permesso di usare il materiale solo dove necessario. – racconta Ferrulli – Il prodotto finale è un elemento più leggero, grazie al quale aumentare la velocità dell’impianto. Nel caso specifico, la produttività è cresciuta del 15%».

Superati i limiti di fresatura e iniezione, aumenta in definitiva anche lo spazio per la creatività. Con la messa a punto dei relativi software, il progettista potrà così concentrarsi maggiormente sulle funzionalità. In situazioni non molto diverse dal passato, senza dover necessariamente accantonare qualcosa, ma con uno strumento in più a disposizione tra i quali scegliere.

«Bisogna sempre ricordare che la stampa 3D non potrà fare tutto. – conclude Ferrulli – È un’ulteriore metodologia da usare dove ha senso. Oggi, ha senso prima di tutto dove si parla di numeri limitati, componenti impossibili da realizzare altrimenti o prototipi molto simili al prodotto finale».

 

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