
27 Dic Messo a punto il prototipo, il modello 3D è pronto per la sfida della produzione
Acquisite le conoscenze, analizzate le potenzialità, la tecnologia è ormai matura per entrare nella fase successiva. Affrontare il mercato con progetti adatti a ripagare gli investimenti.
Praticamente completata la prima fase di approccio e formazione del mercato, ora per la stampa 3D sta arrivando il momento di affrontare le sfide importanti. Quelle per andare oltre la semplice scoperta di potenzialità e la necessità di fare pratica, finora trainate soprattutto dall’entusiasmo. Una delle tecnologie pronte a rivoluzionare i modelli attuali deve ora puntare senza esitazione al ritorno degli investimenti. Aspetto altrettanto importante: andare oltre il mercato per definizione limitato della prototipazione.
Compito certamente non facile, dove però la buona notizia è la conferma di come le potenzialità in effetti non manchino. «Anche se al momento la maggior parte delle stampanti 3D utilizza materiali di base come polimeri o metalli, per chi guarda alla produzione le alternative non mancano. – spiega Chris Connery, VP of Global Research di Conext – Mi riferisco a ceramica, sabbia, sostanze organiche e alimentari. Tutte opzioni in grado di assecondare ulteriormente i processi industriali».
Cambio di passo, cambio di mentalità
Necessario però cambiare punto di vista, prima di tutto nell’approccio. «Il principale elemento distintivo della stampa 3D è la cosiddetta personalizzazione di massa. – precisa Connery – Vale a dire, produzioni comunque di serie dove però ogni oggetto, o quasi, è diverso da tutti gli altri, nel rispetto delle specifiche richieste del cliente».
Un altro fattore a vantaggio della nuova tecnologia è la produzione di componenti particolarmente complessi, dove le lavorazioni tradizionali a sottrazione o assemblaggio di parti risultano comunque più costose. Sono diversi gli esempi dove questo è già realtà, a partire dal mercato degli apparecchi acustici e dalle protesi dentali. Soluzioni proposte sempre attraverso i sistemi di vendita tradizionali, ma prodotte solo dopo aver definito la singola conformazione.
Per chi intende scommettere su queste opportunità però è importante valutare anche aspetti fondamentali non solo sul piano economico. «In uno scenario dove le stampanti 3D a uso industriale spaziano tra decine di migliaia di dollari fino addirittura a diversi milioni di dollari – osserva l’analista -, bisogna tenere in considerazione anche l’ingombro. Quando si punta a certi mercati infatti, i relativi macchinari possono richiedere la disponibilità di un capannone dedicato. Senza dimenticare le necessarie qualifiche».
Una prospettiva che non deve però spaventare più del necessario. Una delle principali tendenze inquadrate sarà la rapida crescita dei service, permettendo quindi ai progettisti di concentrarsi sugli aspetti funzionali e sul design, lasciando ad altri specializzati gli oneri legati alla produzione.
La partita è già iniziata
Per chi fino a oggi si è cimentato con gadget, plastici o applicazioni comunque limitate per portata e dimensioni, lo scenario potrebbe apparire lontano. La realtà tuttavia è già molto vicina al quadro descritto da Conext. A partire dall’aeronautica, dove la costruzione di parti di turbine con stampa 3D è ormai la regola. Basti pensare come il relativo mercato sia destinato a quadruplicare entro il 2020. Anche i settori dell’automotive e della Sanità stanno producendo grandi impulsi alla produzione con materiali metallici.
Il dentale è invece il regno delle applicazioni sfruttando le resine, mentre tra le applicazioni originali più recenti, Adidas realizza già solette su misura per atleti professionisti. La stessa HP, tra i più ambiziosi produttori di attrezzature per la stampa 3D industriale a polveri, la sfrutta per componenti da utilizzare nei propri sistemi destinati al mercato consumer.
Per chi intende giocarsi le proprie carte, le opportunità quindi non mancano. Importane però, muoversi con la giusta circospezione. Anche perché, alla realtà dei fatti, ben poche aziende sono disposte a spiegare in dettaglio come impiegano la stampa 3D all’interno dei propri processi industriali. Tuttavia, valutare un inserimento della tecnologia è molto spesso ormai un obbligo per restare competitivi. Una delle migliori dimostrazioni, gli importanti investimenti dell’americana GE per l’acquisizione di realtà attive nel settore dei metalli e la creazione di una divisione interna dedicata. Aspetto decisivo, a uso interno. Vale a dire, per la produzione di componenti per assemblare i propri prodotti.
Al momento è quindi il metallo a ricevere le maggiori attenzione quando si parla di stampa 3D industriale. Non l’unico però, e non in un contesto isolato. «Insieme ai polimeri, saranno le tecnologie di punta anche per il prossimo anno – conclude Chris Connery -. Ci aspettiamo un importante aumento nell’offerta e quindi un relativo calo dei prezzi. Inoltre, l’aumento nella produttività agevolerà l’inserimento nei processi produttivi su larga scala e quindi le opportunità per chi opera nel settore».