
23 Lug Robot collaborativi: il nuovo che non fa paura
Cosa ci distinguerà da tecnologie sempre più perfette e umanoidi? La creatività, la capacità di risolvere i problemi, lo spirito di adattamento. All’Istituto italiano di tecnologia di Genova è questo a cui si sta lavorando: «Le nuove macchine capiranno ciò che vogliamo»
«Oggi la maggior parte imprese ha bisogno di soluzioni nuove: risolvere imprevisti, poter cambiare e customizzare il prodotto in poco tempo. Per questo servono robot flessibili e interattivi»
L’artigianato, gli artigiani e la loro creatività, flessibilità e inventiva salveranno l’uomo (e il lavoro umano) dall’avanzata dei robot? Difficile dirlo. Di certo, il futuro si sta scrivendo oggi, anche all’Istituto italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, il centro specializzato in ricerche avanzate, fra cui la robotica. Già, i robot, le macchine. Quelle narrate nei film, con lo spettro che possano diventare intelligenti (o che lo siano già più di quanto si sappia), col rischio di sostituire l’uomo come specie leader del pianeta. Eppure proprio da Genova, chi lavora tutti i giorni per migliorare i robot, sostiene che l’uomo è e resterà “insostituibile”.
Lo dice la ricercatrice Alessandra Sciutti del Dipartimento di robotica e scienze cognitive del cervello dell’Iit, specializzata nello studio dell’interazione fra uomo e robot. In Liguria si sta, per esempio, sviluppando un robot di nome iCub, che dispone di 53 motori, grazie ai quali può muovere la testa, gli arti superiori e inferiori e la vita. Può vedere e sentire e ha il senso della sua posizione nello spazio. Sa gattonare e mettersi a sedere, può afferrare e in generale manipolare oggetti grazie alle sue mani dotate di tatto, caratterizzate da nove snodi. Inoltre “impara” dall’esperienza e dall’interazione con tutto ciò che lo circonda.
COMPRENDERE I NOSTRI STATI D’ANIMO
Ogni giorno è una nuova occasione per migliorarsi, così come continuano a migliorano le tecnologie che lo rendono sempre più simile a noi esseri umani. Ed è questo l’obiettivo del team di sviluppo: «Vogliamo creare – spiega Alessandra Sciutti – un sistema per cui il robot capisca cosa vogliamo comunicargli, permettendo di comprendere anche lo stato d’animo di una persona, cosicché migliori la collaborazione e la macchina possa comportarsi di conseguenza in base alle esigenze richieste».
Proprio in questa nuova frontiera della ricerca si inserisce il concetto di insostituibilità dell’essere umano.
Paradossale? No. «L’obiettivo della robotica di oggi – aggiunge la ricercatrice – non è più quello di creare macchine per sostituire l’uomo, ma investire sull’interazione con l’uomo. E così creare degli strumenti sicuri e intuitivi da utilizzare per sommare le migliori proprietà dei robot e dell’uomo: il primo non si stanca mai, è preciso al millimetro e solleva pesi enormi. Il secondo è creativo, innovativo, risolve problemi e si adatta facilmente».
FLESSIBILI E INTERATTIVI
Insomma, si è anni luce lontani dai robot così come si sono conosciuti o immaginati finora: «Quelli hanno occupato la grande industria dell’automobile e dell’elettronica. Ma oggi, anche la maggior parte delle industrie, piccole e medie, hanno bisogno di soluzioni diverse: risolvere imprevisti, poter cambiare e customizzare il prodotto in poco tempo. E quindi servono anche robot flessibili e interattivi con l’uomo».
Insomma la varietà, per esempio, di un settore come l’artigianato sta “salvando” uomini e posti di lavoro dal potenziale avvento delle macchine che hanno invaso le grandi fabbriche.
I nuovi robot, per esempio, potranno essere inseriti in settori come «la Pubblica amministrazione oppure in ambienti domestici per aiutare e accompagnare le persone in diversi servizi ed esigenze.
Infine ci tengo a sottolineare come ogni giorno noi ricercatori ci confrontiamo sugli aspetti etici relativi all’intelligenza artificiale. L’intera comunità sta cercando risposte per il futuro della robotica».
La scienza, insomma avanza, ma pari passo con la coscienza.