
14 Mag La stampa 3D e gli impatti sulla supply chain
Lo sviluppo della stampa 3d ha forti conseguenze sulla catena di fornitura: in Francia la produzione di piccole serie di pezzi sta già cambiando la logistica
La stampa 3D è stata utilizzata per la prototipazione per decenni, ma ora sta iniziando a penetrare anche nel processo di produzione e avrà implicazioni per la gestione della catena di fornitura.
La progettazione per la produzione additiva può essere sia più semplice sia più complessa rispetto alle tecniche di produzione tradizionali. Quasi ogni forma solida o cava può essere prodotta senza preoccuparsi di come sarà assemblata, o se l’utensile si inserisce al suo interno, e in alcuni casi è possibile ottimizzare i pezzi esattamente alla forma necessaria, piuttosto che semplicemente ciò che può essere prodotto.
La prototipazione è il settore in cui la stampa 3D ha iniziato ad avere un impatto sull’industria, consentendo ai progettisti senza alcuna esperienza nella lavorazione di realizzare prototipi.
Ci sono uffici di assistenza che si occuperanno della stampa 3D, ma oggi è altrettanto facile (se non altrettanto economico) farlo all’interno dell’azienda.
Dal punto di vista informatico, le questioni chiave con l’outsourcing sono garantire la sicurezza e l’integrità dei file di progettazione trasmessi.
La fabbricazione additiva modifica il calcolo economico della produzione. Mentre in linea di principio è più lenta e quindi più costosa il tutto può cambiare se la materia prima è estremamente costosa.
Questo è qualcosa che è venuto alla ribalta negli ultimi cinque anni circa, in particolare con l’uso del titanio sinterizzato nell’industria aeronautica, dove la produzione additiva permette la creazione di pezzi migliori con meno materiale e meno scarti.
Il calo dei costi della stampa 3D
In Sculpteo, un’azienda che produce pezzi su ordinazione utilizzando una serie di tecniche di produzione additiva, negli ultimi anni il calo dei costi ha determinato un cambiamento nell’uso dei suoi servizi, passati dalla prototipazione alla produzione. Ora il 40% lo utilizza per produrre pezzi di produzione.
Si rivolgono alla produzione additiva non appena ci sia un profitto da realizzare, o riducendo i costi o il numero di fasi del processo di produzione. La stampa 3D può continuare a influire sui prodotti anche molto tempo dopo la vendita, facilitando l’ottenimento di parti di ricambio per la manutenzione e la riparazione.
Due marchi francesi, il produttore di elettrodomestici e pentole Seb e il rivenditore di elettrodomestici Boulanger, si sono mossi verso la stampa su richiesta di pezzi di ricambio.
Boulanger è dietro il sito Happy3D.fr, che propone una libreria di file di progettazione open-source per una varietà di parti facilmente rompibili e difficili da ottenere, come i coperchi delle batterie, maniglie e ugelli. La rottura di queste parti di solito invia in discarica prodotti altrimenti funzionanti.
Seb, nel frattempo, sta sperimentando l’uso della stampa 3D per produrre pezzi per una gamma di prodotti che etichetta come “Prodotto riparabile”: 10 anni” allo scadere delle scorte di pezzi di ricambio.
In questo modo la logistica è fatta sempre più di bit, non di atomi. Per alcuni ormai non c’è una vera distinzione tra catena di fornitura e produzione. Si producono i pezzi vicino a dove se ne ha bisogno, e sono i dati di progettazione e produzione che devono essere trasportati.
Anche la capacità della produzione additiva di produrre piccole serie di pezzi sta cambiando la logistica. La gestione delle scorte just in time esiste da molto tempo, ma in molti casi è solo uno spostamento dle magazzino che sta magari da un distributore invece che dal negoziante. I pezzi stampati su misura vengono ancora prodotti in grandi lotti, poi immagazzinati da un fornitore e consegnati al cliente in modo frammentario. Sempre più clienti di Sculpteo, però, ordinano piccole quantità dei loro progetti più volte alla settimana, per l’uso in apparecchiature mediche, robotica e altre applicazioni.
La produzione additiva sta abbreviando la catena di approvvigionamento, colmando il divario tra sourcing, produzione e distribuzione. In alcuni casi, il cliente sta diventando un co-creatore: i progetti possono essere modificati o personalizzati quasi al volo, come un beta test permanente.
Con la stampa 3D l’assemblaggio è meno necessario, in quanto i moduli più complessi possono essere stampati in un unico pezzo. Ciò significa meno coordinamento dei fornitori di diversi sottoinsiemi e meno probabilità che un’intera linea di produzione venga fermata per mancanza di una piccola parte.
Esiste però qualche ostacolo. Da un lato, non abbiamo file di progettazione 3D per tutto. Alcuni articoli di inventario non saranno ancora stati digitalizzati. Ma avrebbe senso stampare anche alcuni di questi, magari pezzi a bassa rotazione che vengono immagazzinati per molto tempo, o pezzi che non vengono più prodotti.
Prima di tutto è necessario scansionarli o ricreare i modelli. La stampa distribuita porta i suoi propri problemi – non tanto le differenze culturali che possono impantanare il processo di outsourcing di affari, ma l’eterogeneità delle attrezzature di produzione additiva. Non ci sono API standard.
Esistono poi altri problemi come la durata dei materiali di fabbricazione additiva, o se le parti prodotte in questo modo soddisfano i vari standard di sicurezza del settore.
fonte: https://www.3dprintingcreative.it/supply-chain-stampa-3d/