Col telefono facevi gli affari: con industria 4.0 fai la rivoluzione

Col telefono facevi gli affari: con industria 4.0 fai la rivoluzione

 «Nei prossimi cinque anni Industria 4.0 potrebbe portare ad una crisi di posti di lavoro, poi assisteremo a una crescita basata proprio sulla formazione. Riconsiderare e rivedere le proprie skills professionali significherà dare un impulso a quello che fanno le imprese» è il suggerimento di Marco Taisch, Politecnico di Milano

Se ne parla anche in Svizzera, e nell’ottica della collaborazione con le imprese italiane. Industria 4.0, secondo Marco Taisch del Politecnico di Milano, è un’occasione per conoscersi meglio e per lanciare un ponte oltreconfine perché «l’aumento di produttività che ci aspettiamo dalle nuove tecnologie sarà significativo. Ci aiuteranno a ridurre il gap creato dal Sud Est asiatico dove il basso costo della manodopera ha creato serie difficoltà».

 
A riportare l’attenzione sui fondamentali di crescita, secondo il professore, è stata «la bolla speculativa del 2008 e l’impresa manifatturiera è ritornata al centro dell’impegno non solo del nostro governo. Francia, Germania e la stessa Cina si sono accorti di quanto questo mondo produttivo possa dare una spinta alla competitività. Ma sono proprio le piccole e medie imprese a dover capire che non si può più pensare di fare a meno di Industria 4.0. È come se un imprenditore del passato avesse preteso di fare affari senza usare il telefono o il fax».
 
CONOSCERSI PER CRESCERE
Insomma, non c’è una ricetta ma solo l’impegno di interpretare i cambiamenti economici di questo nostro mondo ed entrare nel merito delle nuove tecnologie, per mettere in chiaro la loro utilità all’interno del business delle imprese.
Italia e Svizzera, in questo campo, avranno molto da fare. L’una confrontandosi con l’altra. Perché già nei rapporti commerciali la Confederazione Elvetica è il sesto partner dello Stivale e quest’ultimo è il terzo nei confronti della terra rossocrociata. La prima domanda che, secondo Taisch, i due Paesi devono porsi per una reciproca crescita 4.0 è questa: «Da dove partiamo e dove vogliamo andare?». Il primo passo è quello di creare valore per entrambi facendo leva sulla sinergia, perché Italia e Svizzera non si conoscono ancora abbastanza: «È riconosciuta la struttura unica delle piccole e medie imprese, ed è questa che bisogna valorizzare nelle due nazioni».

 
 
DAL CROLLO ALLA CRECITA FONDATA SULLA FORMAZIONE
Interrogandosi anche sul grosso tema delle persone, del know-how e delle competenze: «Una mappatura delle opportunità è doverosa così come lo è il rendersi consapevoli del fatto che nei prossimi cinque anni Industria 4.0 potrebbe portare ad una crisi di posti di lavoro – perché sia Italia che Svizzera non riusciranno a formare con tanta fretta i loro collaboratori – ma poi assisteremo ad una crescita basata proprio sulla formazione. Riconsiderare e rivedere le proprie skills professionali significherà dare un nuovo impulso a quello che fanno le imprese».
Le parole chiave, nel settore della digitalizzazione, sono tante ma ce n’è una che compare con maggiore frequenza: giovani. Per non perdere il treno dell’innovazione, saranno proprio i ragazzi a doversi mettere in discussione.
I40 NON HA BISOGNO DI BUROCRAZIA
Secondo Taisch, infatti, «l’alternanza scuola-lavoro, che è ormai obbligatoria in Italia, dovrebbe originare forme di scambio con la Svizzera». Un’alternanza, quindi, sovrastatale da collegarsi all’organizzazione di eventi e workshop nei quali la ricerca «potrà portare alla conoscenza di eventuali partner tecnologici per entrambe le parti. Facendo attenzione però alla burocrazia: proprio e soprattutto in Industria 4.0 tutto dovrà essere più semplice, snello e veloce». Come dire, se cambiano il mercato e l’impresa non si capisce perché non dovrebbe cambiare tutto quello che ci gira intorno.
Alleggerire i faldoni dove ci stanno timbri, autorizzazioni e certificazioni (non nell’importanza, questo è ovvio, ma nelle trafile che li accompagnano) è fondamentale per poter liberare tempo agli imprenditori. Che in questo caso dovranno concentrarsi sul fatto che «i dati sono la vera materia prima di un sistema imprenditoriale. Il consiglio è quello di non pensare solo al metallo o a quello che è strettamente legato al prodotto finito. Inoltre se da un lato l’analisi dei dati assume un ruolo strategico, dall’altro è la condivisione di questi a dare uno scossone all’azienda, per restare competitiva oggi e domani».