Vendere con Internet, ma non solo su internet.

Vendere con Internet, ma non solo su internet.

La guida dell’esperto, Andrea Boscaro, per orientarsi nel commercio online.

Con 15 milioni di italiani che comprano in Rete e con una “bilancia dei pagamenti” che vede le aziende italiane vendere meno online di quanto gli italiani effettivamente acquistino ricorrendo pertanto a siti stranieri, è chiaro che la sfida del tessuto imprenditoriale italiano deve porsi il tema del commercio elettronico quale canale distributivo e più ancora quale canale di informazione verso i potenziali clienti.

"Più tecnologia mettiamo nella relazione con il cliente, più occorre concentrarsi sull'elemento umano." A. Boscaro

“Più tecnologia mettiamo nella relazione con il cliente, più occorre concentrarsi sull’elemento umano.” A. Boscaro

Di e-commerce si è pertanto parlato al Faberlab di Tradate insieme alla Confartigianato di Varese l’11 febbraio insieme a molte PMI del territorio, ma non ancor più si è parlato di “digital commerce” ovvero di uso della Rete per generare sì transazioni, ma anche contatti commerciali da gestire in modalità tradizionali e di vendita attraverso l’infrastruttura offerta dai marketplace come Amazon che sempre più sono un terreno di test per una vendita online vera e propria.

Uno dei grandi limiti che la Rete, sul piano commerciale, ha infatti da sempre dovuto fronteggiare nel nostro Paese è l’essere identificata con il commercio elettronico in senso stretto quasi che il digitale sia solo un canale transattivo e non soprattutto un canale informativo. Questa visione del tutto riduttiva ha prodotto da un lato un freno alla crescita dell’e-commerce come opportunità per le imprese a causa del timore di suscitare un conflitto di canale con gli altri soggetti di distribuzione della filiera e dall’altro un freno allo sviluppo stesso del marketing digitale a supporto dei punti vendita, dei distributori e degli altri anelli della catena del valore.

In realtà però il commercio elettronico può assumere molte forme che è interessante tenere sempre presenti:

» l’e-commerce puro dove la decisione, l’acquisto e il pagamento avvengono online e dove la consegna può avere luogo o presso l’indirizzo indicato dall’acquirente o presso pick-up point fisici. Questo è il modello seguito dai grandi operatori digitali come Amazon e Zalando e gli italiani E-price e Yoox.

» pay and collect in cui la decisione e l’acquisto di eseguono online, ma il ritiro, spesso con casse dedicate, avviene presso il punto vendita fisico, anche con il vantaggio di voucher tesi a incentivare un acquisto supplementare. All’estero – per esempio in Olanda – sta esplodendo il fenomeno della spesa online grazie alla creazione di punti di consegna capillari soprattutto da parte degli operatori tradizionali.

» reserve and collect, pressoché identico al sistema precedente salvo che in questo caso il pagamento ha luogo offline perlopiù di fronte a scontrini medi elevati o di fronte alla necessità di personalizzare al meglio il prodotto artigianale e, ancor più il servizio. Questo è il modello che può essere suggerito a tutte quelle PMI che, per iniziare, possono concentrarsi sui contenuti legati alla propria offerta per intercettare le nicchie di interesse che si esprimono sotto forma di ricerche su Google e così poter generare contatti commerciali e vendite, anche offline;

» modelli omni-canale nei quali l’anagrafica del cliente online viene assegnata allo store di maggior prossimità rispetto al domicilio dell’acquirente: è una formula spesso usata nel mondo business to business o in presenza di una rete di agenti e distributori sul territorio;

» showrooming laddove il negozio e gli assistenti commerciali rimandano esplicitamente al negozio online sia in caso di assortimento non disponibile che per ragioni di servizio o promozionali;

» vendite private nelle quali assortimento e disponibilità non sono ampi, ma determinati ad operazioni tattiche e i prezzi sono visibili solo agli utenti registrati. Sotteso a questo modello è l’intento di sollecitare il cliente con successive comunicazioni e forme di vendita d’impulso. In questo senso, molte aziende, soprattutto di marca, possono ricorrere a operatori come Vente Privée, Privalia, Amazon Buyvip per testare il canale, per esempio in particolari mercati target.

faberlab-ecommerceLa molteplicità di modelli richiede pertanto di usare al meglio tutti i canali riconoscendo la diversità delle persone e la loro diversa propensione al mezzo digitale: l’importante è non creare quella cesura, nella disponibilità o nell’assistenza al cliente, che spesso è il limite dei modelli rigidamente multicanale.

Scegliere un partner sul territorio, con cui intraprendere un percorso di affiancamento, è infine necessario così da crescere insieme al di là della fornitura di una semplice piattaforma di e-commerce, spesso non duttile e capace di prestarsi al meglio alle esigenze di comunicazione e commerciali di prodotti e servizi artigianali.

[Articolo originale sul numero 02/2016 di Imprese e Territorio ]