
15 Mar I Big data un'opportunità anche per le Pmi
L’invasione dei Big Data: la nuova strada della business intelligence passa per la capacità organizzare ogni informazione e tradurla in indicazioni strategiche. Un obiettivo da inseguire con le giuste competenze e sposando il cloud computing
Dal semplice post su Facebook all’e-mail. Dal documento di Word condiviso online alla conversazione su Skype. Dall’organizzazione di un viaggio di lavoro fino all’accesso ai database aziendali. Tutto questo e altro ancora rientra nella definizione dei Big Data. Un principio oggi molto attuale anche se non esattamente nuovo. Le aziende infatti trattano dati sin dalla comparsa dell’informatica e lo fanno in misura proporzionale alla potenza di calcolo e alla quantità di spazio disponibile.
Il grande cambiamento attuale, va in un’altra direzione. Dove in passato tutte le informazioni disponibili sono state sfruttate in fase di analisi per studi a posteriori, oggi l’approccio si è ribaltato.
Dalla business intelligence prevalentemente a uso del management e del marketing si sta passando a una Data Analysis al servizio di un’intera organizzazione.
Una trasformazione favorita prima di tutto dal cloud computing, praticamente capace di liberare dai vincoli in termini di memorizzazione, elaborazione e soprattutto disponibilità dei dati. In combinazione con i più moderni strumenti software, si arriva a poter gestire l’intero processo o ciclo di vita di un prodotto attraverso analisi predittive, strumenti in grado di simulare scenari e fornire indicazioni preziose su come impostare una produzione o una strategia.
Un fenomeno in crescita. Secondo il Big Data Analytics & Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano, nel 2017 il mercato ha registrato un incremento del 22%, per un valore complessivo di 1,1 miliardi di euro. Ancora limitato l’apporto delle PMI, con un contributo del 13%, in crescita però del 18% rispetto all’anno precedente.
«Le grandi imprese ormai conoscono le opportunità offerte dai Big Data e hanno una strategia orientata agli aspetti predittivi e all’automatizzazione di processi e servizi – osserva Carlo Vercellis, Responsabile scientifico dell’Osservatorio -. L’utilizzo degli Analytics è indispensabile per non rischiare di perdere capacità competitiva: chi negli anni scorsi ha saputo approfittarne, oggi si trova in portafoglio processi più efficienti, nuovi prodotti e servizi, con un ritorno dell’investimento certo e misurabile».
A trarne benefici restano prima di tutto i reparti marketing, non più in un contesto isolato ma all’interno di una collaborazione estesa all’interno di un’azienda. Se tale divisione rappresenta comunque la principale fonte di raccolta dei dati, non è più l’unico destinatario. Un’analisi condotta con le giuste competenze e in grado di contare su strumenti adeguati, può supportare meglio la selezione degli investimenti, la programmazione di una produzione e una conoscenza più dettagliata dei propri clienti. L’obiettivo ideale è riuscire ad anticiparne le tendenze.
Per le PMI, sfruttare le potenzialità dei Big Data significa spesso doversi affidare a consulenti esterni. Le opportunità non mancano, si tratta solo di trovare quella più in linea con le proprie esigenze. Mettendo da parte ogni timore, il cloud è un punto di partenza obbligato. Solo questo è infatti in grado di garantire la necessaria flessibilità in termini di raccolta delle informazioni. Di fronte alla crescita esponenziale non tanto dei dati strutturati, quelli storicamente inseriti nei database aziendali, quanto di quelli non strutturati, provenienti dal mondo social, dagli strumenti di collaborazione o dagli innumerevoli dispositivi connessi, pensare di continuare a gestire tutto in proprio è semplicemente un suicidio.
Il mercato ha ormai indicato una direzione netta in favore di due principali fornitori di ambienti cloud: Microsoft con Azure e Amazon con Amazon Web Service. Non significa ignorare l’esistenza degli altri. Questi offrono però la scelta più vasta in termini di applicazioni messe a disposizione dai numerosi system integrator e software house italiani rivolti al mondo PMI. Per chi cerca la flessibilità su base geografica inoltre, maggiori garanzie di poter operare e crescere su scala internazionale.
Gli strumenti quindi ci sono, spetta ora alle Pmi decidere quando e come muoversi. Importante però, è non esitare. Sempre secondo il Politecnico di Milano, nelle aziende da 2 a 249 addetti, un sistema per la gestione dei Big Data è presente nel 7% dei casi. Il problema maggiore sono le competenze. Difficili da reperire e gestire all’interno, vanno individuate nel mondo della consulenza. La scelta non manca, prima di guardare agli aspetti economici, la priorità è però la capacità di interpretare le esigenze e tradurle in soluzione, costruita sì a partire da standard, ma personalizzata quanto serve a integrarsi con i processi interni, senza stravolgerli.
«Le grandi imprese hanno compiuto grandi passi in avanti, con un maggiore investimento di risorse ma anche di competenze – commenta Alessandro Piva, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence –. Anche le PMI mostrano un diffuso interesse per l’analisi dei dati. La crescita della spesa è un segnale che, seppur più lentamente, si stanno muovendo nella giusta direzione».